Questo studio offre una ricognizione del rapporto tra Scapigliatura milanese e politica, con particolare riferimento alla cosiddetta ‘Scapigliatura democratica’, un sottogruppo della più ampia famiglia scapigliata che si distingue per la stretta interrelazione tra letteratura e impegno che è alla base del sua progetto culturale. Spesso fraintesa dalla critica, o nel senso di una rimozione completa del dato dell’impegno, o di una sua indebita esagerazione, la Scapigliatura democratica o politica fu invece una tappa fondamentale nella costruzione identitaria del fenomeno scapigliato. Dalle allusioni risorgimentali permanenti nel romanzo La Scapigliatura e il 6 febbraio di Cletto Arrighi al recupero dell’idea di Scapigliatura in senso antagonista che ne fa il « Gazzettino Rosa » alla fine degli anni Sessanta dell’Ottocento, fino all’identificazione avallata da Felice Cameroni tra scapigliati e refrattari sulla scorta di Vallès e della Comune, dirsi ‘scapigliati’ significo’ lungo tutto l’arco di sviluppo del movimento la rivendicazione di uno spazio non solo letterario ma anche politico. Lo conferma l’analisi incrociata delle prove narrative degli autori che la animarono (Tarchetti, Bizzoni, Tronconi. Valera) e dei suoi giornali più in vista (« Gazzettino Rosa», « Plebe », « Farfalla ») dove il tratto preminente tra le molte battaglie portate avanti dal gruppo (disvelamento dei bassifondi urbani. antimilitarismo, critica al sistema politico-finanziario e lotta alla morale borghese) pare consistere nella scoperta del potere retorico e performativo del testo giornalistico-letterario di cui gli scapigliati scelgono di privilegiare la duttilità formale e il potere di impatto immediato sul pubblico.
Collana : Terre di confine / ISSN 2612-517X
Année : 2024
Editions : Edizioni dell'Orso